Questo sito utilizza i cookies per il funzionamento. Cliccando su Ok ne consenti l'utilizzo
Occasionalmente su qualche quotidiano nazionale si è parlato dell'argomento, citando Londra o la Francia, un po' come fossero cose dell' "altro mondo".
Comunque almeno si fa informazione. Peccato che si utilizzi spesso a sproposito il termine "contromano", ingenerando grandi equivoci. Andrebbe chiarito cioè che nessuno permette (o vuol permettere) ai ciclisti di andare contromano (che sarebbe a sinistra in Italia e viceversa a Londra) ma si discute piuttosto di permettere ai ciclisti la percorrenza di alcuni sensi unici nella direzione opposta a quella prescritta per gli autoveicoli. Potremmo parlare quindi, se non avesse purtroppo un ben altro significato, di controsenso più che di contromano.
Il Corriere della sera annuncia l'esperimento a Londra del "contromano per i ciclisti", il 17 settembre 2009 in questo blog di Fabio Cavalera "Bicicletta libera in contromano" e quindi, sentendo anche la FIAB, il 18 settembre 2009 in questo articolo Biciclette contromano a Londra L' ultimo incentivo per i ciclisti. Altro articolo su Avvenire del 16 agosto 2011 Andare in bici contromano.
Segnaliamo poi nel web l'articolo su I like Bike quando il pericolo è immaginario e l'intervento nel sito di Fiab-Firenzeinbici: sensi unici: ma le bici no?
Seguono alcuni contributi della FIAB
BICICLETTE CONTROMANO A LONDRA
di Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY Milano e responsabile Servizio legale FIAB)
Ciò che viene annunciato come innovazione a Londra, ossia la possibilità per le bici di percorrere nei due sensi le strade a senso unico per i veicoli, è in realtà già da tempo nelle regole e nelle prassi di molti Paesi europei.
Così è in Francia, Germania, Olanda, Austria…
Così è a Bordeaux, a Strasburgo, a Vienna, a Berlino, ad Amsterdam…
Alla regolamentazione del “doppio senso per le bici su strade a senso unico” si riconosce, in tutte le realtà dove il provvedimento è stato adottato, un duplice vantaggio.
Per il ciclista, che abbrevia il suo percorso evitando le lunghe deviazioni alle quali sarebbe costretto se fosse obbligato a seguire, al pari della generalità degli altri veicoli, le prescrizioni dei sensi unici.
E per la sicurezza stradale, che viene favorita dalla reciproca visibilità tra ciclista e conducente del veicolo che proviene in direzione opposta.
Così come, in altri Paesi, il codice della strada ha fatto propri da ormai diversi lustri i princìpi della cd. “moderazione del traffico”, mentre in Italia questa tecnica di organizzazione della mobilità ancora si scontra con la solida cultura dell'automobile.
Non mi pare dunque che l’Italia “più che cambiare le regole preferisce farle rispettare”.
Il nostro Paese infatti non brilla particolarmente dal punto di vista dei controlli sulle strade.
Semplicemente, l’Italia, fino ad ora, ha deciso di continuare a non considerare concretamente le esigenze di una mobilità dolce, leggera e razionale quale è quella in bicicletta.
Ancorandosi ad argomentazioni che appaiono anche anacronistiche e frutto di una considerazione che relega alla marginalità sulle strade tutto ciò che è privo di motore.
IN ITALIA NON SI FA PERCHE' NON SI VUOLE INCENTIVARE L'USO DELLA BICICLETTA
di Stefano Gerosa (webmaster e vice-Presidente FIAB)
Per attuare la possibilità del doppio senso per le biciclette su strade a senso unico in molti paesi europei si sono disegnate corsie ciclabili per terra (ovviamente dove possibile) o, come ad es. a Monaco di Baviera, ci si è limitati a mettere della segnaletica all'inizio della strada. Noi della FIAB siamo stati in visita di studio in molti Paesi nord-europei dove i tecnici comunali addetti alla viabilità ciclistica riferiscono che questi provvedimenti funzionano bene e non sono pericolosi (i ciclisti non stanno commettendo un'infrazione, visto che è permesso, e gli automobilisti sanno bene che possono provenire dalla direzione opposta e stanno attenti).
Anche in Italia alcuni Comuni, per facilitare ed incentivare l'uso della bicicletta, hanno cominciato a costruire corsie "controsenso" per i ciclisti o, più genericamente, ad autorizzarli a circolare nella direzione contraria a quella prescritta agli autoveicoli (e quindi se si vuole SI PUO' FARE). Sono però "mosche bianche" in un panorama dove il ciclista non è considerato.
Perche? Nei nostri centri storici (ma non solo), a causa dei sensi unici (necessari per regolare il flusso degli ingombranti mezzi a motore) spesso si costringono le auto a fare lunghe deviazioni. Facile con un motore prendere una trafficata Circonvallazione e fare 3 km per raggiungere una destinazione che in linea d'aria è solo di 1 km!! Ma perchè il ciclista dovrebbe fare altrettanto? Quando passando per certe strade (a volte tratti brevissimi) gli si risparmierebbe inquinamento, pericolo, giri dell'oca?
Le deviazioni imposte alle auto scoraggiano l'uso della bicicletta (ed incoraggiano le infrazioni dei ciclisti). Non ci sembra poi che in città alle auto si impongano gli stessi divieti e percorsi vigenti per i TIR, perchè allora alle bici si impongono quelli delle auto? Mistero? No, è chiarissimo che IN ITALIA NON SI VUOLE INCENTIVARE L'USO DELLA BICICLETTA.
Se si volesse veramente incentivare l'uso della bicicletta allora non sarebbe un problema "fornire" ai ciclisti percorsi diretti e sicuri (e non si tratta neppure, a ben vedere, di un provvedimento necessario per tutti i sensi unici ma sicuramente per quelli che sono strategici per realizzare dei percorsi diretti, in genere periferia-centro ma non solo).
(nota) E, di fronte alle richieste dei ciclisti urbani della FIAB, si oppongono le solite frasi fatte ("non è sicuro") oppure, per non rispondere nel merito, ci si unisce al linciaggio dei ciclisti che commettono infrazioni, spesso argomento facile dei nostri quotidiani "provinciali" (in tutti i sensi), confondendo una legittima e civile richiesta di modifica normativa di spessore europeo con l'istigazione a delinquere. Data l'assenza di controlli nelle strade, l'incapacità di reprimere i veri comportamenti scorretti di alcuni ciclisti (salvo il solito indiscriminato "colpire nel mucchio", anche l'infrazione più innocua), questa è adesso diventata la scusa più ricorrente per rispondere "nisba" alle giuste richieste di tutela ed incentivazione della mobilità ciclistica (quasi che, applicando questa stessa logica, non si volessero costruire più strade ed autostrade perchè circa un 20% degli automobilisti regolarmente ed impunemente viola i limiti di velocità vigenti ... vorremmo vedere).
LEGENDA
Linee guida FIAB, pubblicazione FIAB (schede, quaderni), pubblicazione di altri Enti redatta da FIAB.
Documento redatto da un tecnico e/o esperto della FIAB, non ufficiale FIAB.
Documento redatto da associazioni aderenti a FIAB o suoi membri.
Documento di persone o ente esterno alla FIAB, segnalazione documentazione presente in rete.
Documento esterno alla FIAB, segnalazione documentazione presente in rete. In Inglese.
Mentre il primo genere esprime posizioni ufficiali della FIAB (o comunque si tratta di uno "studio" promosso dalla FIAB), tutti gli altri possono essere validi contributi ma che a volte rispecchiano anche elementi non condivisi e/o oggetto di dibattito e di valutazioni diverse (non sempre strettamente tecniche).